Come la sordità, con la quale spesso si accompagnano, gli acufeni sono un problema invisibile, ma che può diventare altamente invalidante, rendendo difficile svolgere qualsiasi normale attività quotidiana.
A soffrirne è anche un’amica di Fuckdeafness, Miriam Figliuolo, alla quale ci siamo rivolti per parlare di questo argomento. “Parlando di acufeni _ dice Miriam _ mi viene subito in mente una frase raccolta tra le preziose dispense fornitemi da Laura Torricelli, psicologa e psicoterapeuta del Centro acufeni del reparto di Otorinolaringoiatria dell’arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, che mi ha introdotto alle tecniche di meditazione e alla mindfulness. Una frase che ha sortito in me, in un periodo particolarmente impegnativo, l’effetto di una vera e propria rivelazione applicabile a qualsiasi aspetto della vita. Eccola:
“Accettazione non significa rassegnazione. L’accettazione è il contrario della rassegnazione. La rassegnazione è un processo passivo derivante dall’avversione alle condizioni in cui ci troviamo e dall’attaccamento a una condizione precedente o desiderabile. L’accettazione un processo attivo, è apertura a ciò che c’è, un primo passo cruciale, che ci permette di diventare pienamente consapevoli delle difficoltà, e poi, se è il caso, di rispondere invece di reagire in modo impulsivo per affrontare le difficoltà”.
Gli acufeni, suoni che si avvertono all’interno dell’orecchio o nella testa, possono avere molte forme. “Io la chiamo la mia “astronave in decollo” _ racconta Miriam _ e può tradursi in un fastidio talmente importante e invasivo da impedirmi la minima concentrazione, può rendermi irritabile e “pronta a scattare”, in modo incomprensibile a chi non mi conosce abbastanza. Oppure può farmi precipitare nella più completa apatia e sofferenza interiore. Per fortuna non è sempre così invadente!”.
Miriam racconta di un’esperienza capitata a molti. “Quante volte mi sono sentita dire dagli stessi specialisti: ‘Eh ma non possiamo farci nulla. Se lo deve tenere!’. Fino a convincermi che, infondo, doveva essere proprio così, che dovevo rassegnarmi, cercare di fare finta che il problema non ci fosse, anzi, forse ero proprio io a contribuire a ingigantirlo, il che, ho imparato poi, era in qualche modo anche vero, ma non nel senso che io gli attribuivo in quel momento. No, non ero una pazza. Ma avrei potuto rischiare di diventarlo. Tanto più considerando la sordità che andava progressivamente peggiorando e che, spesso, non solo nel mio caso, si accompagna a un sintomo tanto pervasivo come l’acufene”.
“Così, come per la sordità, mi sono decisa a prendere in mano la situazione, o almeno a cercare di farlo _ prosegue _ E ho chiesto aiuto, ma a specialisti competenti questa volta; il che richiede anche una buona dose di fortuna nel trovare professionisti preparati, meglio se in strutture sanitarie pubbliche, e in grado di creare la giusta empatia. Non è una cosa proprio facile, preparatevi! Come sempre, anche in questo caso, è fondamentale informarsi. I centri ospedalieri che si occupano di Acufeni in Italia, contrariamente a quanto la maggior parte dei pazienti è portato a pensare (principalmente per carenza di corrette informazioni), ci sono e vi lavorano anche ottimi specialisti. Basti pensare all’Airs di Roma, allo stesso Centro Acufeni di Reggio Emilia o a quello di Piacenza. Ma purtroppo sono pochi e con risorse quasi nulle, motivo per il quale per alcuni, purtroppo, il destino è incerto”.
Anche l’Ic può fare la sua parte nel controllo di questo disturbo.
“Ero stata appena attivata e già cominciavo a rendermi conto del beneficio che l’IC dava anche alla mia capacità di convivere con l’acufene _ conferma Miriam _. Proprio in quello stesso periodo mi sono imbattuta in un post di Andrea Pietrini sul forum Fb “Affrontiamo la sordità insieme” di Jodi Michelle Cutler del 12 maggio 2017: “In effetti, me ne ero accorto, ma adesso è scritto nero su bianco: uno degli effetti secondari dell'impianto cocleare è la riduzione -o scomparsa- degli acufeni (il fastidioso "ronzio" continuo alle orecchie). Ohi, non si fa l'IC per curare gli acufeni, beninteso”, dice giustamente Pietrini, che posta il link ai risultati di una ricerca pubblicati sul sito del The National Center for Biotechnology Information”.
In questa occasione anche per noi di Fuckdeafness è avvenuto l’incontro con Nicoletta Pisanò, psicologa e psicoterapeuta, ed è maturata l’idea di un suo intervento proprio su questo argomento. Che troverete presto qui. Ma siamo aperti anche ad altri contributi che, forse presto, arriveranno. L’intento non è di promuovere il lavoro di un singolo specialista, ma di utilizzare la disponibilità di professionisti competenti per aprirvi a una nuova prospettiva dalla quale guardare il vostro problema, non più e non già come qualcosa di irrisolvibile e da subire in modo passivo e vittimistico, ma con piena consapevolezza e spirito propositivo.
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