Nei primi anni dell’implantologia cocleare, quando ancora la conoscenza del settore non aveva raggiunto i livelli odierni, era piuttosto comune eseguire dei test pre-operatori per verificare se il nervo cocleare fosse ben funzionante ed in grado di ricevere la stimolazione elettrica da parte dell’impianto.
Il test più comune era chiamato test al promontorio e consisteva nell’introduzione di un ago attraverso la membrana timpanica, così che giungesse a contatto con una parte della coclea (il promontorio appunto). A questo punto, tramite l’ago venivano emessi degli stimoli elettrici e si chiedeva al paziente se tali stimoli avessero generato percezioni sonore; in caso affermativo si verificava se fosse in grado di distinguere alcune caratteristiche di tale suono (variazioni di volume, di ritmo, di timbro).
Tale test è stato poi via via sempre meno utilizzato, in parte perché scarsamente preciso (in quanto basato su risposte soggettive e non oggettive), in parte perché, col passare degli anni, si è appreso che è raro che un nervo sia in condizioni tali da non poter ricevere la stimolazione elettrica: nella maggior parte dei casi in cui un impianto cocleare sarebbe indicato, la stimolazione elettrica è possibile.
Vi sono tuttavia casi in cui la funzionalità del nervo acustico può essere messa in discussione (e la possibilità di effettuare l’impianto di conseguenza); ne elenchiamo alcuni a titolo di esempio:
- Soggetti a cui sia stata eseguita la rimozione di neurinoma, senza che il nervo acustico sia stato rimosso (rimozione del neurinoma con conservazione del nervo uditivo)
- Soggetti con nervo ipoplasico (di dimensioni estremamente ridotte quando visualizzato alla risonanza magnetica)
- Soggetti con nervo acustico potenzialmente danneggiato da patologie quali la meningite.
In questi ed altri casi un test di funzionalità può aiutare il personale medico a prendere la migliore decisione per il paziente.
Oggi i test diagnostici si sono evoluti ed il classico test al promontorio ha lasciato il passo al più affidabile ABR elettrico. Anche questo test si avvale di un elettrodo che viene posizionato a livello del promontorio cocleare, passando per il condotto uditivo esterno e in grado di erogare stimoli elettrici; la differenza è che tramite questo test è possibile registrare la risposta elettrofisiologica delle vie uditive, a partire dalla coclea fino al tronco encefalico, tramite alcuni elettrodi di registrazione posti sul capo del paziente. In pratica è possibile verificare che le fibre cocleari si attivino e che il segnale transiti correttamente lungo il nervo, fino alle vie uditive superiori. Ovviamente, se il paziente è sveglio durante il procedimento, è comunque possibile chiedergli cosa abbia sentito, benché il parametro più affidabile di questo test, in quanto oggettivo, sia la registrazione del potenziale ABR elettrico.
FIG. A – Schematizzazione dell’introduzione dell’elettrodo stimolante attraverso il condotto uditivo esterno e la membrana timpanica
FIG. B – Esempio di risposta ABR su stimolo elettrico. I diversi picchi del tracciato, evidenziati con i numeri II, III e V, rappresentano le risposte di vari stadi delle vie uditive
FIG. C – Schema di funzionamento del sistema eABR
E’ importante precisare, come già accennato, che questo test non è la prassi in implantologia cocleare ma viene utilizzato, su decisione del medico specialista, solo in alcuni casi selezionati.