Flora Ratti – Odissea cocleare

Sono una persona abbastanza riservata che non ama molto parlare di se stessa, ma non ha prezzo raccontare la mia odissea sull'impianto cocleare.
Ho ricordi nitidi e dolorosi legati alla mia infanzia, alla perdita dell'udito, al trauma subito, alle urla e ai pianti disperati di bambina, agli occhi sbigottiti dei miei cari.
Dopo una notte in cui ebbi la febbre altissima in cui persi l'udito, mi ricoverarono dapprima all'ospedale di Bergamo poi al Besta di Milano in cui rimasi un mese per tutti gli accertamenti neurologici, che si conclusero con la diagnosi di "Nevrassite con neurite bilaterale del VIII nervo cranico".
Avevo da poco compiuto i 6 anni ed era l'anno 1973, dopo la dimissione dall'ospedale io e i miei genitori ci recammo anche a Losanna in Svizzera da un noto luminare della sordità ma tutto si concluse con un niente di fatto se non riprendere la vita, mettere una pietra sopra e il cuore in pace.

Mi presento: sono Flora, ultima di 5 fratelli, sono nata udente nel 1967 in un paese della bassa Bergamasca, dove tutt'ora vivo e dove tutti si conoscono e sanno chi sei, tant’é che i miei genitori dovettero difendersi dalle chiacchiere e dall'ignoranza della gente. Ma come si sa l'ignoranza è una brutta bestia e una volta era anche più spietata.

Della mia infanzia da udente ho qualche ricordo vago: ascoltavo le novelle a puntate ogni giorno alla radio; il dialetto bergamasco che mi è rimasto nella memoria e che ogni tanto spunta naturale nei discorsi.
Dopo la perdita dell'udito, iniziò la riabilitazione e una buona protesizzazione. Trascorsi gli anni scolastici nelle scuole normali, senza nessun sostegno ma affiancata da buone compagne di banco; anni caratterizzati dalla lunga logopedia per il mantenimento del linguaggio. Ma si sa, le protesi acustiche poco possono fare nelle ipoacusie profonde.
Io ero una bambina curiosa che voleva partecipare a tutto ciò che mi circondava e mia mamma e i miei fratelli erano sempre pronti a spiegarmi e rendermi partecipe di qualsiasi cosa succedeva.

Una mattina prima delle lezioni, alle scuole professionali, una mia compagna pettegola e chiacchierona nel bel mezzo di una conversazione di gruppo con tono autoritario mi disse: "Ma tu, Flora, ci senti bene con gli apparecchi?" Era la prima volta che una persona mi faceva una domanda del genere sul mio stato, per di più una mia coetanea e nel bel mezzo di una conversazione che non aveva nulla a che fare con l'argomento. Alla domanda posta a bruciapelo risposi di sì e le chiesi “perché questa domanda?”. Mi rifece una nuova domanda: allora perché quando parli urli?". Sapevo di parlare ad alta voce e venivo ripresa da chi mi voleva bene nell'abbassar il tono, ma quella domanda mi lasciò di stucco. Mi salvai con l’entrata della prof per l'inizio delle lezioni e da lì la cosa sembrò morire e invece era rimasta dentro me. Avevo 15 anni.
Ero una ragazza svogliata nello studio anche se amavo la lettura e la poesia, avevo tanta voglia di divertirmi, assaporare la gioventù, la spensieratezza e il lieto vivere. Nulla mi faceva pensare alla sordità, non ne ero ancora ben cosciente, ero troppo giovane per badare al mio problema e pensavo di essere uguale ai miei coetanei, il deficit era invisibile anche perché ero ben accettata da tutti. Nemmeno il mio futuro marito si era accorto del mio problema ma timidamente un giorno chiese alla mia amica del cuore cosa avevo di strano del mio essere!
Dopo le scuole professionali, lavorai con mia madre. Purtroppo non ho proseguito anche se i miei genitori e i professori mi incitavano a studiare: ne avevo la stoffa. Oggi mi rammarico e penso che se avessi avuto l'impianto cocleare la mia vita sarebbe stata diversa.
Ci sono tantissimi ricordi del mio passato che sono rimasti indelebili e che hanno fortificato il mio carattere e il mio essere, sono chiara e decisa nel prendere decisioni, non mi fermo alle apparenze e vado avanti sempre a testa alta nonostante la vita non sia sempre rosea.

Gli anni passarono, nel 1992 diventai mamma del mio unico figlio, Federico, ma qualcosa dentro di me rimuginava sempre, percepivo che mi mancava qualcosa: diventavo insicura , irascibile e molto nervosa con gli estranei e con i familiari..

Un giorno un’amica non udente del mio paese mi chiamò per dirmi che aveva fatto l'impianto cocleare e mi fece leggere la sua storia che sarebbe dovuta andare in stampa per un noto libro di vicende sulla sordità di rinascita.
Da lì scattò subito la molla che covavo dentro me da troppo tempo e che neanche sapevo di avere: per quanto la sordità abbia influito nelle mie relazioni, azioni e scelte, cominciava a starmi scomoda e stretta!
Era l'anno 2005. L'anno in cui mia madre morì di malattia e fino all'ultimo giorno le sue parole sono state un incoraggiamento per prendere la decisione a operarmi.
Passarono altri due anni di ripensamenti e rinvii: non ero sicura, c'erano troppe dicerie in giro sull'impianto cocleare, come ciò che mi disse l'audiometrista dell’Amplifon : di non farlo perché mi avrebbe rovinato l'orecchio.

Dicembre 2008 Varese.
Primo impianto cocleare.
Sono stata operata nel periodo dell'avvento:
giorni , vissuti nel silenzio, sembravano non passare mai prima dell'attivazione .

11 gennaio 2009 e arrivò il fatidico giorno dell'attivazione. Boom Boom .
E' stato uno sparo indescrivibile in testa simile a un boato.
Un pianto di felicità come si vede nei brevi trailer che circolano nel web.
Un’emozione indescrivibile.
Mi hanno fatto il video ed è conservato negli archivi del centro.
Il giorno più bello della mia vita dopo la nascita di mio figlio.
Il medico che scherma la bocca, parla e senti la voce per la prima volta e timidamente chiedi "cosa è questo.. è la mia voce?" Lui annuisce e tutto lo staff presente applaude... Ero come ubriaca in un mondo sconosciuto e nuovo, mai e poi mai me lo sarei aspettato così il mondo... così rumoroso.." adesso hai una Ferrari prima una Cinquecento" canzonò mio marito nei giorni successivi al mio lamentare dei rumori di mio figlio quindicenne che faceva un gran casino con la marmitta del motorino.. "eri sorda come una campana" mi disse Lara, la logopedista del centro dopo un paio di giorni dagli aggiornamenti dell'impianto e giù a ridere come due vecchie amiche!
Ricordo l'emozione del mio babbo con gli occhi lucidi ad attenderci a casa quel giorno dal ritorno da Varese, nel vedermi con l'impianto cocleare strano e sconosciuto ai suoi occhi e diverso da una protesi normale, poi disse che se ci fosse stata ancora la mamma, chissà quante sarebbero state le lacrime di commozione e felicità!
Ecco qui allora la soluzione alla domanda quella mia compagna delle superiori... perché urlavo quando parlavo!! Non sentivo e non percepivo la mia voce ed ero troppo brava a leggere il labiale e le protesi davano solo un'illusione del sentire e percepire i suoni della vita.

Oggi sono bilaterale dopo 10 anni dalla prima esperienza…
Ho avuto la necessità di migliorami anche se ho aspettato un bel po'...
Certo, rinascere dopo tanti anni non vuol dire che si diventa udenti ma si va molto vicino alla normalità e alla capacità di ascolto di un normo udente.
Ed è tutta un'altra musica.
Ma la musica si sente davvero: entra nel corpo e s'inebria con l'anima. Soprattutto per chi come me non ha mai sentito la vera musica nel vero senso della parola: dovevo mettere una mano sugli amplificatori quando avevo le protesi per capire il genere musicale.

Mi sono operata a Marzo 2018 Milano.
L'attivazione dell'orecchio destro non è stata entusiasmante come per il sinistro ma alla seconda mappa mi sono commossa perché ho avuto la sensazione dell'orecchio che si era svegliato dal lungo letargo durato 50 anni.

Ora sono nella fase di riadattamento all'impianto e alla rieducazione dell'orecchio destro mai protesizzato, mi alleno a giorni alterni con mia nipote e mio marito, in me cresce l'appagamento e l'autostima per la conquista delle parole e dei suoni.
La logopedista mi dice che sono un’allieva modello e che sono brava nel esercitarmi alle mappe ed è tutto merito mio se l'orecchio comincia già a percepire le parole a caso dopo quattro mappe e neanche due mesi dall'attivazione, io rispondo che ho una memoria uditiva di 10 anni con il primo e questo mi facilita le cose , con lei ho creato un rapporto di fiducia reciproca che so essere fondamentale per la buona riuscita dell'impianto.

Non ho fretta.
I due impianti verranno equiparati ed equilibrati messi allo stesso livello della bilancia dei suoni, così potrò finalmente percepire la provenienza ed essere più attiva e partecipe alla vita di tutti i giorni. A ottobre nascerà la bambina di mio figlio (è femmina!) e sarò felice di poter sentire i vagiti e ascoltare le prime paroline, cosa di cui mi sono privata con il mio bambino e sarò la nonna più felice della terra.
2 giugno 2018: ricorre il 13° anniversario alla morte della mia adorata mamma. Il numero 13 è il mio portafortuna e io devo a lei tutto il mio successo per ciò che ora sono : una persona normale con un deficit invisibile ormai superato.

Un grazie all'amministratore del Blog per avermi dato la possibilità di descrivere la mia storia.

Un abbraccio a tutti i lettori.
Flora Ratti.

"La ragione per cui abbiamo due orecchie e una sola bocca è che dobbiamo ascoltare di più e parlare di meno."
(Zenone di Cizio)

 

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Commenti

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1 Risposta

  1. È una storia bellissima , come tutte le altre che ho letto , siete davvero fantastici

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